Ogni due mesi torno a fare la conta dei libri letti e a scrivere nero su bianco, per me e per voi, cosa ho trovato interessante e cosa invece ha deluso le mie aspettative.
Tra settembre e ottobre ho letto 7 libri, quasi tutti promossi, tutti decisamente diversissimi l’uno dall’altro. In tutto, 3 romanzi, 1 saggio e 3 graphic novel.
Dove sei, mondo bello
di Sally Rooney
Si torna sempre dove si è stati bene, eccomi con il terzo romanzo dell’autrice irlandese più apprezzata del momento
Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l’affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent’anni, si chiedono se esista davvero, al di là, ancora, un mondo bello in cui sperare.
Mi è piaciuto perché: è stato semplice entrare a far parte delle vite dei protagonisti, tanto l’autrice riesce a descriverne le esperienze, i limiti e le abitudini, intese sia come semplice routine, sia come modi (ripetitivi e recidivi) di vivere le relazioni. Sally Rooney sa raccontare il disagio e le piccole gioie della sua generazione, creando un universo pieno di sfaccettature da una storia semplice, comune.
Un polpo alla gola
di zerocalcare
Si torna sempre dove si è stati bene (parte 2), con un fumetto del 2012, il primo pubblicato con BAO
Tre amici, un comprensorio scolastico, un segreto. E quindici anni dopo, scoprire che ciascuno di loro credeva che il segreto fosse uno solo, ma che ognuno aveva il suo. E che ce n’era uno, più grande, che nessuno di loro sapeva.
Mi è piaciuto perché: come sempre, Zerocalcare colpisce e affonda con il suo inconfondibile linguaggio. In questo romanzo di formazione ci parla di rimorso, traumi infantili, sensi di colpa e conseguenze delle proprie azioni, senza tralasciare l’immancabile nostalgia per gli anni ’90 e la cultura pop della sua (e in parte mia) infanzia.
Io, te, l’amore
di Stefania Andreoli
Si torna sempre dove si è stati bene (parte 3), con la psicoterapeuta più amata del web
In questo viaggio nell’amore, la dottoressa vuole rispondere alle domande di molti giovani, aprendo uno sguardo ampio sulle fragilità, le paure e i dubbi della nostra società. Si tratta di una bussola preziosa per tornare a investire nelle relazioni: viverle con coraggio, autenticità e pienezza lungo tutto il loro cammino ci permetterà di arrivare in fondo diversi da come eravamo partiti.
Mi è piaciuto perché: come già aveva fatto nei suoi libri precedenti, la dottoressa offre moltissimi spunti di riflessione a partire dalle storie vere delle persone che incontra nella sua quotidianità. Il modo di scrivere di Stefania Andreoli permette di leggere senza fatica un saggio di psicologia/sociologia, come se lei stessa ce lo stesse raccontando a voce, ma non per questo banalizzando i concetti che esprime.
Un bagliore
di Jon Fosse
Dalla penna del Premio Nobel 2023, un libro da leggere tutto d’un fiato
Un uomo è al volante. Guida senza sapere davvero dove sta andando. Ha effettuato diverse svolte a sinistra, altrettante ne ha fatte a destra, fino a ritrovarsi di fronte a un bosco, lungo un vecchio sentiero sterrato segnato da profondi solchi. Il sole è già calato, nevica e fa molto freddo: qualsiasi altra persona sarebbe già tornata su strade e pensieri più tranquilli e sicuri. Ma il protagonista di questa storia si è già inoltrato nel fitto della boscaglia, e la macchina rimane bloccata nel fango. Mentre cerca aiuto nel bosco, perdendosi inevitabilmente, nell’oscurità un bagliore lo sorprende…
Mi è piaciuto perché: nonostante si tratti di un libricino di poche pagine, è la classica storia su cui continuerai a rimuginare per le settimane successive. Una storia forse semplice all’apparenza, ma costellata di simbologie profondissime e caratterizzata da una stratificazione complessa di livelli di lettura. Un racconto lungo di qualità, non per niente Jon Fosse è Premio Nobel per la letteratura…
Le storie della Paranza – I teschi dei ladri
di Roberto Saviano
Una graphic novel sulla malavita ambientata nella Napoli sotterranea
Per i bambini della Paranza è la fine dell’innocenza, e allo stesso tempo l’inizio di una lenta discesa sulle strade del crimine. È il caso di Agostino, soprannominato Cerino per via dei capelli rossi, Tucano, Dentino e Nicolas, insieme ad altri protagonisti delle storie della Paranza, di cui questo episodio rappresenta un antefatto. Più giovani, più innocenti, ma già in bilico sulla sottile linea di confine fra bene e male.
Mi è piaciuto perché: rappresenta bene, sia visivamente sia nella scelta delle parole, il fragile equilibrio tra il bene e il male, tra il prete di quartiere e il malavitoso del caso.
Non mi è piaciuto perché: forse non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo la caratterizzazione dei personaggi, già noti a chi conosce “La Paranza dei bambini”. Ho avuto la sensazione che mi mancasse qualche pezzo del puzzle.
Va tutto bene
di Alberto Madrigal
Una graphic novel che racconta con sensibilità la quotidianità dei suoi personaggi
Sara ha sempre avuto mille progetti per la testa, mille idee da realizzare, ma non ne ha mai portata a termine nessuna. Gli amici la considerano un’inconcludente e lei non ha mai veramente avuto il coraggio di seguire un sogno fino al suo compimento. Ma è possibile che ci siano sogni che non è il caso che si realizzino?
Mi è piaciuto perché: racconta con sensibilità temi piuttosto difficili da digerire nella realtà contemporanea di molti giovani. La ricerca di un lavoro sicuro da una parte, la voglia di continuare a sognare per vivere come si è sempre sognato dall’altra. Così come la difficoltà delle relazioni tra coetanei e con le generazioni precedenti, che spesso non capiscono o non percepiscono il costante senso di inadeguatezza dei propri figli.
La pazienza delle tracce
di Jeanne Benameur
Un romanzo delicatissimo sulla forza delle emozioni e del ricordo, ma anche della parola e del silenzio
Mi è piaciuto perché: a partire dalla storia di Simon, l’autrice ci porta a riflettere sulle nostre esistenze, sul senso profondo dell’amicizia e il coraggio di cambiare, ma anche a conoscere una cultura lontana come quella giapponese, con i suoi tessuti, il suo linguaggio di gesti e piccole attenzioni.
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